Remondini e Tassotti … storia e passione

Screenshot 2016-02-11 07.02.17Continua il mio viaggio itinerante tra le imprese storiche del nord est e oggi, più che mai mi faccio affascinare da un’azienda che ha le sue radici storiche posizionate tra il 1700 e il 1800 e il suo cuore pulsante riparte dopo una chiusura sotto altro nome, ma con la stessa identica passione per le stampe.
Oggi voglio presentarvi la stamperia Tassotti di Giorgio Tassotti che nel 1957 recupera tutta la storia del maestro Remondini.
Per chi non lo sapesse non stiamo parlando di semplici stampe ma di stampe uniche al mondo per qualità e contenuti iconografici, ricerca e passione.
Remondini in quei due secoli fu la stamperia più grande della Repubblica di Venezia con quasi 1000 dipendenti occupati e creò innovazione si processo dando vita ad una delle prime economie circolari. Remondini fu artista di grande spessore, che tutto il mondo ci invidia e riconosce, mentre in Italia si stenta a farlo riconoscere fuori dalla provincia di Vicenza.
Il suo “mondo alla rovescia” e i “paesi della cuccagna” hanno creato un modo per raggiungere tutti, e non solo i ricchi, con messaggi di portata popolare.
Tassotti giovane giornalista, si appassiona alla stampa, lavorando al gazzettino, ma questo ruolo gli va stretto e in poco tempo mollando e rifiutando alcuni lavori fissi, si inventa il lavoro di grafico.
Nei primi anni sessanta in veneto era davvero una mosca bianca, visto dai tipografi della zona come un vero e proprio “avanguardista” (lui ha usato il termine rompi…).
Apre la sua prima stamperia fornendo prodotto chiavi in mano dal concept alla stampa vera e propria, ma l’intuizione più grande è proprio quella di recuperare tutto quanto era stato creato da Remondini.
Dopo aver sentito parlare Giorgio Tassotti con grande passione e trasporto del mondo Remondini mi verrebbe quasi da pensare che il maestro Remondini si sia reincarnato.

Oggi la stamperia Tassotti  sta entrando nel mondo e-commerce facendosi conoscere nel mondo e facendo conoscere Remondini al mondo.
A Bassano del Grappa se volete approfondire il mondo Remondini potete visitare la mostra di stampe di Palazzo Sturm e magari potete incontrare anche Sergio che ne è la memoria storica.

Se ce ne fosse bisogno, continuo a pensare che il nostro mondo imprenditoriale PMI sia un mondo dal quale davvero si può trarre davvero tanti spunti, valori e visioni.
Credo che la nostra impresa (nordest) dovrebbe essere raccontata nelle scuole, perchè le storie che si nascondono sono davvero interessanti e cariche della nostra storia e dei valori profondi della nostra terra

Premio ConvivioItalia 2015 il Convegno

convegno ConvivioItalia 2015Un martedi come un altro, ma vissuto in una villa meravigliosa, sede della più antica business school, con persone che viviono il territorio con passione e visione uniche, insomma il giusto corollario per premiare alcune idee d’impresa.

Il focus della giornata si sviscera sulla metafora della centralità della Villa Veneta e di ciò che ha rappresentato nel magnifico momento del rinascimento italiano (veneto), in cui tutto, cultura, lavoro, socialità, sviluppo, si svolgeva dentro e fuori la villa.

Oggi questa particolarità è stata perduta, per un milione di motivi, ma ne rimane l’insegnamento da cogliere, appunto quella metafora che potrebbe attivare nuove idee per lo sviluppo territoriale in molti campi come, impresa, cultura, turismo, enogastronomia, associazionismo, welfare. Insomma un mare magnum entro il quale bisognerebbe iniziare a navigare con una rotta precisa, quella del dialogo fra le tante realtà, oggi sempre più chiuse e impermeabili, a difesa di un campanile che avrebbe bisogno di diventare piazza aperta al dialogo.

Le parole di Carlin Petrini “guru” di Slow Food, intervenuto al convegno di ConvivioItalia, hanno aperto scenari interessanti, tutti incentrati sulla difesa dii una biodiversità che ci colloca fra i paesi al mondo con più risorse “biodiverse”.

Un pensiero condivisibile se si pensasse con una visione a lunga scadenza, cosa che oggi, economia e finanza, hanno disabituato a fare. Oggi l’imprenditore è più impegnato ad usa il territorio che a salvaguardarlo, con spese di “rimbalzo” che diventano anche nel medio periodo, insostenibili.

Ma veniamo al premio ConvivioItalia 2015.

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Dopo le parole si è passati ai fatti, “Why in Italy” si aggiudica il premio per la particolarità dell’idea, che ancora prima del prodotto/servizio da erogare si preoccupa di mettere in retè le realtà monitorando la nostra penisola in modo capillare partendo da risorse esistenti e poco sfruttate dal territorio … le persone e le particolarità “sconosciute” al grande pubblico. L’idea spinge una comunicazione internazionale per far si che le visite prossime in Italia possano essere svincolate dal solo turismo di “destinazione” vivendo più profondamente un turismo di “territorio”

Seconda idea premiata “Engramma Vivarium” per la particolarità di far uscire storici e ricercatori dall’università per fornire servizi “CULTurali” alle aziende. Sviluppare storytelling e ricerca di alto profilo per far crescere nelle aziende quell’appeal social che oggi è soffocato solo dalla logica del prodotto. Ora si aspetta che queste idee vengano prese in considerazione direttamente da aziende che potrebbero “incubarle” e “accelerarle” per farle diventare impresa, con un vantaggio reciproco che si trasformi in un nuovo asset su cui puntare.

 

Seta EticaRiportiamo l'ombra nei campi

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ultime le due menzioni speciali con titolo “seta etica” e “riportiamo l’ombra nei campi” che sono due aziende avviate che si occupano della riattivazione della filiera della seta e dello sviluppo di un progetto di agroforestazione dei campi, proprio nell’ottica della salvaguardia di questa BioDiversità così importante per il nostro pianeta e di conseguenza per noi stessi.

Più di un sogno … una realtà da clonare

Se ti spingi con la fantasia a pensare che si possa far nascere una fondazione che aiuti famiglie e bambini con sindrome di Down già ti stai spingendo a sognare qualche cosa di grande, ma se poi la tua fantasia fosse così accesa da farti pensare alla creazione di una cooperativa di lavoro per l’inserimento alla vita lavorativa dei ragazzi … beh sei davvero uno che non ha limiti.

Marco Ottocento mi accoglie ancora in tenuta estiva con quel suo modo amichevole che racconta di una persona che ha grande fiducia del prossimo, ma soprattutto racconta di una persona dedicata completamente al progetto.

Tutto è iniziato un giorno di 19 anni fa quando una delle figlie della famiglia Ottocento nasce con la sindrome di Down, e da li Marco e la moglie dopo un primo momento di smarrimento incominciano a sognare.in-marco-ottocento

Si perchè quello che ora hanno fatto, insieme a molti volontari, e qualche cosa di straordinariamente fantastico e meritevole.

La fondazione Più di un sogno onlus oggi è una realtà fondamentale per il territorio del nordest e si prodiga nel sostenere tutti quelli che entrano in contatto con la sindrome di Down o con disabilità intellettive.

Partendo da una prima parte fatta di accoglienza alle famiglie e valutazione del grado di disabilità dei ragazzi, la fondazione e i suoi operatori, oggi circa una 30 di dipendenti, più un numero incredibile di volontari, si occupa di attivare percorsi di riabilitizazione ma soprattutto di inserimento alla vita lavorativa con conseguente “allenamento” all’indipendenza, un vero e proprio progetto di vita.

A tal proposito Marco Ottocento con i soci ha pensato di creare Valemour, azienda sociale che si occupa di inserimento al lavoro dei ragazzi ma soprattutto da supporto gli imprenditori che accoglieranno i ragazzi, facendo in modo che l’inserimento al lavoro diventi sostenibile per tutti. Veri e propri consulenti all’impresa per l’inserimento in ruolo di ragazzi con disabilità intellettiva.

Valemour, mix tra le parole valore e glamour, vanta già partnership lavorative di grande spessore, con aziende importanti che hanno creduto e sostengono il progetto, una su tutte Geox, che si è affidata all’abilità dei ragazzi per colorare stoffe e pellami, che sono diventati tiratura limitata per una collezione di scarpe bellissime.

Un vero è proprio sogno diventato realtà … spendete 5 minuti su questo video ed entrerete in un mondo in cui emozione, passione, lavoro e imprenditoria sono diventati realtà e se volete (vi invito calorosamente) dedicate anche il vostro 5×1000

Borgoluce … ciclo di vita tra terra e uomo

imgresizeL’emozione di una visita ad un’azienda agricola che si sviluppa su 1300 ettari tra Venezia e le Dolomiti , così come amano “posizionarsi” a Borgoluce, è un’emozione che entra in profondità perchè non stiamo parlando solo di prodotti, ma di vita.

Arrivo dalla statale Pontebbana, trafficata e caotica ed entrando dal cancello principale entro in un microcosmo (più macro che micro) che ti accoglie quasi facendoti sentire la sospensione del tempo e la cadenza di un ritmo, umano, imposto dal cadenzare del respiro della madre terra e dai cicli della vita che si ripetono all’interno delle stalle.

hqdefaultLa proprietà della Contessa Maria Trinidad (Ninni per gli amici) di Collalto la rappresenta. Un sorriso naturale e una leggerezza soave nei modi, non farebbe mai pensare ad un Agronomo di grande esperienza e ad un “capo” d’azienda, ed invece Ninni con la Famiglia fa funzionare da generazioni un posto meraviglioso, ed oggi meravigliosamente moderno senza intaccare la storia e il romanticismo del luogo.DSC_0300

In azienda sono alloggiati 800 capi di bestiame di grande qualità tra razze selezionate di mucche e un allevamento stupendo di bufale. Quando entri nella stalla delle bufale noti immediatamente la pulizia e l’attenzione per gli animali ma soprattutto ti rendi subito conto di tre enormi silos entro i quali, grazie alla lungimiranza di chi conduce, si produce biogas che a sua volta produce energia elettrica che alimenta tutta l’azienda e il rimanente produce reddito.

2015-09-03 15.25.19Un’azienda a ciclo continuo che oltre a produrre prodotti caseari e derivati ha al suo interno due B&B con piscina naturale, 400 ettari di bosco per produrre cippato, campi di granoturco selezionato dove si produce farina di mais ora presidio SlowFood, nella varietà biancoperla, un ristorante dove mangi i prodotti dell’azienda, sapientemente elaborati da un bravo chef , insomma un “borgo” dove puoi trovare tutto quello che serve per passare un momento unico e memorabile.

Il “core” della produzione è l’ottimo vino prodotto dalle vigne di Collalto (Valdobbiadene), bollicine di grande qualità.

Un vero paradiso per chi volesse visitare questa azienda, dove non ultima e non meno importante, esiste una “fattoria didattica” per far conoscere e per far innamorare della terra, tutti i ragazzi che fanno visita con le scuole o partecipando agli eventi organizzati.

Un microcosmo come tanti in Italia, ma con la particolarità di essere completamente sostenibile ma soprattutto accogliente e curato in ogni particolare, grazie all’attenta regia di chi lo vive tutti i giorni e vuole passare i valori e la storia della famiglia Collalto.

A Borgoluce ci si sente a casa e sono contento di aver potuto conoscere Ninni che con il cognato, è motore inesauribile di questa meravigliosa realtà veneta.

Le cartiere di Vivaro …500 anni di carta

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Roggia e mulino ancora in funzione

Oggi mentre scrivo quello che sto per scrivere, dovrò tenere a freno la rabbia, perchè trovo assolutamente inconcepibile che una cartiera storica come quella di Vivaro (Dueville), venga completamente dimenticata e per nulla salvaguardata.

Probabilmente l’unica cartiera ancora esistente del 1500 e probabilmente la prima cartiera del “regno” veneziano, e chi dovrebbe avere a cuore la salvaguardia di questo patrimonio se ne infischia bellamente.

Oggi questo patrimonio sta cadendo (anzi è già caduto) in rovina, ma visitando con molta attenzione il comparto ho incominciato a sognare.

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In questo paese vicentino dove non c’è quasi nulla, la cartiera potrebbe diventare un centro di attrazione internazionale e addirittura un museo e una scuola per artigiani della carta. In questa cartiera si produceva la carta dalla paglia e la filiera del territorio si alimentava passando da questo storico centro. Dalle coltivazioni della Villa DaPorto si raccoglieva la paglia che venica portata in cartiera e produceva lavoro e carta per tutto il territorio circostante, la roggia Molina su cui sorge la cartiera portava energia inesauribile muovento le grandi pale del mulino che alimentava le macchine in una logica sostenibile.

La famiglia Valente ha da molto tempo cercato una soluzione per riattivarla, ma ha sempre avuto qualche inghippo che ha bloccato progetti, idee, finanziamenti.

Il Sig. Severino oggi settanovenne in gambissima, ancora vorrebbe provarci e i suoi occhi 2015-08-27 18.28.54luccicano raccontando il passato recente della cartiera, dove l’impegno e le proposte culturali l’hanno resa viva, anche internazionalmente, ma oggi vedere la zona essicazione della carta completamente distrutta e tutto lasciato allo sfacelo del tempo, fa piangere il cuore.

ConvivioItalia associazione che si occupa di cultura e impresa per lo sviluppo del territorio, oggi ha preso a cuore questo sito così carico di storia e sicuramente qualche cosa succederà.

Intanto cominciamo a parlarne in modo “organizzato” per capire se esistano davvero più realtà interessate a fare sistema e far sentire la propria voce nel recupero di questo patrimonio “protoindustriale” manufatturiero.

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In una terra che si vanta di essere l’eccellenza del manifatturiero non si possono disperdere le radici e la storia in nome di un ritorno economico … questo sito accuratamente ristrutturato e riavviato produrrà il guadagno della memoria e sicuramente altri guadagni, partendo dalla scuola artigiana e dal museo della carta.

Chiunque legga l’articolo e sia interessato ad approfondire o ad aiutare nel recupero, contatti vicenza@convivioitalia.eu

Fabbrica Pinze – EcoZema … dalla molletta al compostabile

In viaggio verso Schio per visitare un’azienda nata nel 1941. Pensavo fra me e me che non era proprio una bellissima annata quella del ’41 per iniziare una lunga storia, quella di Fabbrica Pinze Schio – EcoZema, ma a quanto pare era il momento giusto per formarsi crescere e resistere.

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Armido Marana

Arrivo al cancello e il sig. Armido sorridente come pochi arriva ad accogliermi e mentre mi accompagna al centro direzionale, incomincia a parlarmi di questa meravigliosa azienda, che è partita dalla costruzione di mollettoni per le fabbriche tessili, per poi passare alla produzioni di mollette da bucato, dando da lavorare negli anni 40/50/60 a tantissime famiglie del paese, che si vedevano recapitare a casa dal camion aziendale, sacchi di mollette da assemblare per poi essere ritirate allo stesso modo..

C’è un che di romantico in questo racconto, una “fabbrica” a misura di uomo che condivide la sua crescita, rimanendo agganciata ai valori del territorio. Ebbene nonostante tanto sia cambiato, il “manifesto” aziendale è ancora aderente a quell’impronta data dai padri fondatori.

Nel 2000 l’azienda di Armido e del suo socio cresce e incomincia a pensare alla sostenibilità e oggi può fregiarsi, non per merito, ma per credo, di portare avanti una delle certificazioni più importanti, la ISO 14001 e giusto per non farsi mancare l’attenzione alla centralità della persona anche la SA8000, senza contare tutte le altre certificazioni che fanno di EcoZema una società all’avanguardia e con grande visione sulla crescita e sostenibilità.

Fabbrica Pinze quindi si evolve e passa dalle mollette a una serie di prodotti tutti compostabili creati con materiali bio, posate, bicchieri, piatti e tutto quanto sia collegabile al food. Davvero un salto quantico, che però sta dando grandi soddisfazioni.

Oggi non potrò visitare la produzione in quanto è in atto lo sviluppo di un prodotto Top Secret, ma mi viene promesso da Armido che dopo le vacanze mi porterà in produzione e sinceramente non vedo l’ora di poterlo fare per conoscere i dipendenti in linea di produzione.

Ciò che mi colpisce di Armido Marana è l’umanità, un imprenditore vecchio stampo ma con idee super innovative, che ha anche la consapevolezza di vivere nel posto giusto per la sua azienda, tanto consapevole che mi dice :-

<< se dovessi creare un cerchio con raggio 10 km partendo dalla EcoZema probabilmente potrei trovare tutto il meglio che c’è al mondo per lo sviluppo del mio business, Schio è un centro produttivo di altissima qualità” , e non a caso molte multinazionali stanno scegliendo EcoZema e Schio come sito produttivo di altissima qualità e le Olimpiadi di Londra hanno visto EcoZema come fornitore ufficiale, così come SlowFood e Expo2015 80126 TRIS open TRASPARENTE LARGE

Come vedete ogni volta una sorpresa e ogni volta sono grato ti poter conoscere queste persone che lavorano sul territorio pensando assolutamente alla centralità delle persone oltre che allo sviluppo del prodotto, non a caso in EcoZema si sta già pensando ad un progetto di welfare aziendale … giusto per non farsi mancare nulla.

Loison … la dolce Vicenza

2015-06-16 15.12.23Dal 1938 a Vicenza esiste un’azienda di pasticceri di altissima qualità e che ancora oggi detta i ritmi di quello che è innovaizone nel campo dell’uso e consumo del panettone.

Dario Loison ora alla guida dell’azienda mi accoglie con una poderosa stretta di mano, una stretta che parla dei valori che dopo poco mi passerà mostrandomi le varie aree di questa formidabile “Pasticceria”.

Mentre entro nell’antro dei miracoli vieni avvolto da profumi incredibili di vaniglia, agrumi mandorle tostate, un paradiso che subito ti fa andare in cerca con gli occhi di sua maestà il panettone, che è il Re incontrastato della produzione assieme a Colombe, biscotti al burro e tutto quanto potete immaginare.

Fino a qui sembrerebbe tutto normale se non fosse che Dario si sofferma nell’area materie prime dove scopro la vera “potenza” di fuoco dell’azienda.

Le materie prime utilizzate sono tutte di altissima qualità e per ognuna si potrebbe scriverne una storia, che magistralmente si scrivono e si condensano nelle ricette che Dario custodisce con tanta passione.

La lungimiranza di Dario Loison è quella di fondere il suo prodotto con azioni di cobranding mirato che porta il prodotto ad un livello di utilizzo che tocca tutti i campi del gusto entrando dalla pasticceria fino alla cucina di grande qualità dove Chef innovativi e conosciutissimi si cimentano nell’utilizzo del panettone inserendolo in ricette prelibatissime.2015-06-16 15.22.25

La particolarità di questa azienda simbolo di Vicenza è data anche dall’innovazione del packaging il cui merito va alla moglie di Dario, la signora Sonia, vero e proprio motore nell’accrescere il valore delle opere di pasticceria che si sfornano, grazie al suo gusto e alla sua ricerca nel campo del design.

Non si può uscire dall’azienda senza aver visitato l’interessante Loison Museum, raccolta di impastatrici e attrezzature da pasticceria del secolo scorso.

Come sempre è davvero incredibile scoprire tanta ricchezza sotto casa … aziende che hanno tanto da insegnare e da dare a tutti i giovani e non, che hanno voglia di imparare come si fa azienda e come si fa a farla produrre per così tanto tempo.

Ci vuole … dolcezza!!!

100 Orti in città

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100 Orti a Vicenza

 

Quando meno te lo aspetti incontri persone speciali che fanno cose speciali a pochi metri da casa tua. Il mondo è pieno di queste meravigliose realtà, ma spesso si pensa ad altro o addirittura si pensa non possano neppure esistere.

Di cosa sto parlando?

Sto parlando di un “modello di business” assolutamente interessante e innovativo. Parlare di  innovazione riferendosi all’agricoltura e orticultura potrebbe far sembra tutto molto strano, oppure potrebbe far andare il pensiero a nuovi sistemi d’inseminazione o di raccolta, in verità nulla di tutto questo, anche  se l’approccio biodinamico utilizzato per la gestione delle colture è assolutamente innovativo e soprattutto rispettoso del terreno, dell’ambiente in generale e anche degli insetti che popolano l’orto.

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Chiara Centofanti

Chiara Centofanti mi accoglie in questa meravigliosa location a un passo dalla città e sembra di entrare in un mondo “nuovo” dove il tempo assume la sua vera connotazione, in termini di stagionalità, entro nella primavera inoltrata e nei colori e nei prodotti della terra … affascinante, perchè è stato come varcare le porte di Narnia.

Chiara è un’agronoma che a un certo punto ha scelto di “creare” impresa, pensando a come far fruttare due ettari di terreno di famiglia sui quali esisteva solo granuturco e la “visione” circa cinque anni fa l’ha portata a creare il progetto 100 orti.

Cosa c’è di straordinario in questa attività? Non solo il fatto che sia un orto con una varietà incredibile di prodotti e con un’attenzione particolare alla biodiversità, ma più  semplicemente perchè i prodotti raccolti, attraverso una forma di associazionismo creata ad hoc, finiscano ogni giorno in tavola freschissimi e a kilometro zero, come oggi si usa dire, accorciando incredibilmente la filiera, ma soprattutto salvaguardando la qualità del prodotto stesso.

Le persone “appassionate” alla qualità e a prodotti ricercati da mettere in tavola, si abbonano, e la spesa arriva loro direttamente a casa. Trovo sia geniale nella sua semplicità.

Oppure opzione “B” se vuoi prenderti un tempo per te, vai direttamente in 100 Orti a prenderti i prodotti già preparati e ti fai un giro per le serre e per gli orti curati a vedere le zucchine, le rape, i fagiolini o quello che la stagionalità ti offre, e che poi ti mangerai sulla tua tavola. Prevenzione dello stress quotidiano allo stato puro.

Le idee mixate con la passione e il lavoro producono risultati molto interessanti … un po’ come la cura dell’orto, che poi sicuramente ti darà frutti di cui godere.

Vimar, l’azienda che tutti abbiamo accarezzato

Screenshot 2015-04-01 08.15.38A Marostica puoi trovare cose che non ti aspetti di trovare, esistono aziende storiche e di grande impatto emotivo per quello che hanno fatto negli anni, ma soprattutto per quello che producono con continua innovazione, davvero una sorpresa continua.

Oggi sono stato in visita amichevole alla Vimar che dal 1945 produce qualità in un mondo che tutti tocchiamo. Insieme all’A.D. abbiamo visitato l’impianto produttivo, un’esperienza davvero notevole che mi ha accompagnato dall’ingresso nella hall, che assomiglia tanto ad un albergo 5 stelle, fino ai reparti dove scopri ciò che non ti aspetti.

Spine, cover, pulsanti, relè, stampi che scorrono su linee di produzione gestite da bracci robotici e persone sorridenti, tanta luce e pulizia, che subito non ti fanno rendere conto di essere in una fabbrica che credo tutti, come vi ho anticipatarticle_20131113115329000000o prima, almeno una volta nella vita abbiamo “toccato”.

Certo sicuramente almeno una volta avremo toccato un prodotto Vimar, mentre inserivamo una spina elettrica o accendevamo un interruttore, avremo sicuramente fatto quel gesto dando sicuramente per scontato che invece dietro a quel prodotto, in verità, ci potesse essere una ricerca continua e un “amore” profuso in ogni linea di produzione.

Dentro “mamma” Vimar quei prodotti sembrano tanti pezzi di cuore, vista l’attenzione e la cura del dettaglio che viene ogni giorno messa in campo.

La Vimar è carica di storia e le linee di produzione autoprodotte ne fanno una fabbrica a filiera corta che può gestire in modo intelligente e oculato gli sbalzi e le accelerazioni del mercato, attivando nuovi prodotti senza il bisogno di chiedere nulla in outsourcing.

Cosa molto interessante, inoltre, il reparto ricerca e sviluppo che è in continuo fermento per operare innovazione o creare nuovi brevetti per un mercato in continua espanzione. Prima della visita, così come mi è successo diverse altre volte nelle mie visite, non mi rendevo conto di come si costruissero prese elettriche e interruttori, anzi la verità è che non immaginavo nulla di simile e che oggi mi sembrerebbe riduttivo chiamare quei prodotti prese elettriche o inerruttori.

Oggi li chiamerei “ausili per la gestione elettrica e del tuo benessere in casa”

Buona vita amici, impariamo a guardarci intorno perchè la realtà che ci circonda è più bella di quella che sembra.

La ceramica di Nove … la famiglia Facchinello

11023973_10205377117140207_6393634710735734453_nCamminando per Nove vedi ovunque quanto la ceramica e i suoi artisti siano stati linfa vitale per il territorio, ma purtroppo oggi la realtà è un’altra, dai fasti alle rovine in meno di 15 anni. Il comparto è passato da 150 aziende attive a solo 10 esistenti e operanti oggi sul territorio.

L’azienda Facchinello è una di quelle che ancora resiste e cerca di non far morire l’arte della ceramica che ci ha fatto conoscere in tutto il mondo.

Negli anni sono successe due cose, la logica del “prezzo” che ha abbattuto il mercato e la qualità e le invidie tra aziende, che hanno fatto si, che un’eccellenza anzichè fare massa critica per attaccare il mondo, si è disgregata sotto i colpi della più becera competizione … una lotta fra “fratelli” d’arte.

Entro in azienda Facchinello accompagnato dal figlio Beppe, artista bravissimo che sta facendo il salto di categoria nel gotha dei ceramisti d’arte, e mentre cammini tra ceramiche in bilico e vasi da dipingere, scopri l’energia e l’amore che il Maestro Facchinello (il papà) ha per la materia prima, mostrandocela come si mostrano le cose preziose e uniche.

2015-03-06 11.16.58Mi mostra il ciclo della ceramica dove non esistono scarti, perchè tutto è riciclabile, e mi mostra come sapienti mani creino ancora opere d’arte uniche e irripetibili a cui facciamo sempre più fatica a dare il “valore” che meritano.

Mi sento riempito di tanta gratitudine per questi artigiani che lottano con i denti e forse hanno solo bisogno di qualcuno che li aiuti e creda che le cose possono cambiare e tornare agli antichi fasti. I cinesi non potranno mai fare le cose come le fanno il maestro Facchinello e i suoi figli, non potranno mai trasferire i valori che la terra di Nove da sempre ha coltivato.

Occorre rigenerare un modello di business, troppo vecchio per reggersi ancora, e forse tramite qualche intervento di marketing e attraverso il giusto sviluppo di canali nuovi per farsi conoscere, vedremo rifiorire questa arte e forse vedremo le aziende che ora resistono, diventare nuovi pionieri di una rinascita … queste realtà non devono e non possiamo farle morire, ognuno di noi perderebbe un pezzo di se stesso.

Viva il nostro artigianato artistico, viva la famiglia Facchinello